Paolo Recchia: alto & sop saxes
Nicola Muresu: bass
Nicola Angelucci: drums
with special guest Alex Sipiagin: trumpet & flugelhorn
Paolo Recchia diventerà sicuramente un sassofonista da tenere d’occhio nel panorama del jazz italiano ma non solo. Il disco, senza scosssoni incredibili, ripercorre, nelle stesse parole di Paolo, il sound degli standars delle tradizione jazzistica. I riferimenti sono chiari, da una parte Coltrane e dall’altra Sonny Rollins. Sicuramente la scelta del trio ricorda da una parte Rollins ma le improvvisazioni infuocate di Aris’s Desire ricordano John Coltrane. Il disco, come dicevamo, non fa tremare la gambe per le sue novità, ma proprio qui sta la sua grandezza. In un panorama, ormai anche italiano, in cui i jazzisti cercano strade facili, suoni puliti pattern già preconfezionati, spunta Paolo Recchia che omaggia la tradizione e ne reinterpreta le caratteristiche. Come suggerisce Rick Margitza nelle note di copertina:”…la maggior parte dei musicisti riesce a raggiungere un livello musicale per cui diventano buoni imitatori ed esecutori, ce ne sono alcuni però che passano al livello successivo, trasformando le informazioni assimilate con lo studio in un linguaggio ed in un suono personale. Paolo appartiene alla seconda categoria.” Completano il disco l’apporto notevole di Nicola Murescu al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria che sostengono con competenza e intelligenza il lavoro di Paolo. Alex Sipiagin, ospite d’eccezione, completa la chiusura del cerchio di un disco che fa ben immaginare una cariera di prim’ordine per il sassofonista di Latina.
Da acquistare ♪♪♪♪