Viavenetojazz VVJ 071
Paolo Recchia: alto sax
Alex Sipiagin: tromba e flicorno
Nicola Muresu: contrabbasso
Nicola Angelucci: batteria
Il giovane sassofonista Paolo Recchia, considerato ormai un concreto talento del sax contralto italiano, conferma in questo secondo lavoro, edito dalla Via Veneto Jazz, quanto già intravisto nel disco d’esordio del 2008 “Introducing Paolo Recchia featuring Dado Moroni”. Il progetto “Ari’s Desire” descrive il cammino artistico di Paolo Recchia, percorso negli ultimi tre anni in compagnia di Nicola Muresu al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria. Questi affidabili partners rappresentano una ritmica ideale per il vibrante eloquio del contraltista, a cui si deve segnalare l’entusiastica partecipazione di Alex Sipiagin alla tromba e al flicorno. In riferimento al mero contenuto del lavoro, si deve sottolineare la chiara matrice Hard Bop, che avvolge le atmosfere di quelle sonorità prevalentemente black. L’assenza del piano ne rimarca la scelta, ponendo in gran spolvero sia la personalità tecnico-strumentale di Recchia, sia i deflagranti e appropriati interventi solistici di Sipiagin. Inoltre, l’oscuro groove di Muresu e il vigoroso drummin’ di Angelucci compongono una sezione ritmica assolutamente congeniale al Quartet, in un fluire nervoso e dinamico di performances nella scia degli storici anni ‘60. Il sassofonista, nel rispetto della tradizione afro-americana, propone talune originali riletture di alcuni capolavori del Jazz, che alterna alla sua vena creativa in brani di propria composizione, dipanando traccia dopo traccia un lessico tanto introverso quanto libero nelle forme. Ne deriva un disco denso di talune ambientazioni intimistiche innervate da alcuni sprazzi free che mostrano l’attuale stato di grazia di Paolo Recchia. In relazione a quanto finora detto, si passa con grande disinvoltura dalla spumeggiante titletrack “Peace Hotel” e “Boulevard Victor” (a firma di Paolo Recchia) alle evergreen “Tenor Madness” di Rollins e “LazyBird” di Coltrane, a dimostrazione della disinvolta naturalezza nell’approccio con un linguaggio che, se da un lato non offre scenari nuovi, dall’altro regala momenti di individuale virtuosismo e fasi d’assieme di rara intensità espressiva. Per questo e, non solo, “Ari’s Desire” è un disco da ascoltare più volte con la dovuta attenzione, per apprezzare appieno il suo contenuto. La ripresa audio di questo lavoro mostra, nel suo complesso, più luci che ombre. La riproduzione della frontline sax-tromba e il supporto della corposa sezione ritmica appaiono timbricamente coerenti fra loro, al pari della collocazione del Quartet nel suo dislocarsi in una corretta immagine orizzontale e verticale.